Da qualche settimana si sente parlare molto di cambiamenti e nuove aggregazioni nell'ambito delle associazioni degli autori di cinema e dell’audiovisivo.
L'ANAC, che negli ultimi anni ha tentato di proporre più volte un impianto federativo, identificando in particolare alcuni punti sui quali condurre un'azione unitaria ( creazione del Centro Nazionale del Cinema e dell' audiovisivo, rafforzamento del diritto d'autore per lo sfruttamento delle opere sul Web e le piattaforme, questioni previdenziali, riequilibrio della legge Franceschini...) non può che accogliere con favore questo fermento ed è disponibile a confrontarsi con tutti.
Ma, come sempre avviene quando si tenta di calare dall'alto scelte prese da un' elite, l'ANAC teme che se non si avvii un franco dibattito preliminare, nel quale si identifichino le distorsioni normative che hanno condotto all'attuale situazione di egemonia dei grandi gruppi dell'industria dell' audiovisivo a discapito dei creativi e della produzione indipendente, ogni tentativo di aggregazione, seppur condotto con la massima buona volontà, rischia di riproporre sotto altra forma l'esistente e diventare l'alibi ad un cambiamento solo di facciata.