L'ANAC - Associazione Nazionale Autori Cinematografici - è nata pochi anni dopo la fine della II guerra mondiale, a Roma. All'indomani dei vent'anni di dittatura fascista gli autori cinematografici italiani chiedevano al governo, scaturito dalla Resistenza al nazifascismo, una legge per il Cinema basata su nuovi principi di assoluta libertà, di democrazia, di assenza di qualsiasi forma di censura e di rispetto dei diritti morali e materiali degli autori.
L'ANAC venne fondata nel 1952, dopo lo scioglimento della precedente Associazione Culturale Cinematografica Italiana (ACCI: nata nel 1944 subito dopo la liberazione di Roma), che riuniva -oltre agli autori cinematografici- anche critici e uomini di cultura ed era presieduta da Cesare Zavattini. L'ANAC nasceva per opera di un gruppo di autori tra i quali figuravano Age (Agenore Incrocci), Alessandro Blasetti, Mario Camerini, Ettore G. Margadonna, Furio Scarpelli, Cesare Zavattini. Dell'ANAC potevano far parte registi e sceneggiatori cinematografici, una particolarità -questa- che diversificava la nuova associazione da tutte le altre organizzazioni analoghe che sorgevano in Europa, dove le due categorie -registi e sceneggiatori- erano (e lo sono ancora) rappresentate da organizzazioni diverse. Le finalità, espresse nello statuto, comprendevano obiettivi culturali e politici direttamente collegati al grande tema della libertà di espressione, seriamente osteggiata dai primi governi a maggioranza democristiana.
Nel Cinema italiano la conquistata libertà di espressione portava agli occhi del pubblico una realtà italiana del tutto sconosciuta. Veniva liberato dalle catene impostegli dal regime fascista il film “Ossessione”, che Luchino Visconti aveva realizzato -ancora in pieno regime- nel 1942 (fu il suo esordio). E poi arrivarono le opere imprevedibili di uno dei più prestigiosi esponenti del Cinema italiano d'autore: i film di Roberto Rossellini da “Roma città aperta” (del 1945) a “Paisà” (del 1946) a “Germania anno zero” (del 1947), la terna più emblematica degli inizi del “neorealismo cinematografico”.Il Cinema italiano del dopoguerra partiva bene.
Nel suo oltre mezzo secolo di vita l'ANAC ha sempre agito intrecciando le esigenze di due anime: quella ispirata agli interessi diretti, materiali e morali, degli autori e quella dettata dagli interessi più generali di tutta la cultura italiana.
Ed è proprio da questa prospettiva che vanno interpretate le fasi più memorabili della vita dell'ANAC, nell'affrontare le quali gli autori cinematografici italiani hanno rappresentato un punto di riferimento per tutti, nella trasformazione della società italiana verso una democrazia reale e sempre più consolidata.
La prima contestazione alla Biennale di Venezia è del 1960, contro la nomina del nuovo direttore. Subito dopo iniziano gli interventi decisivi contro la formulazione della nuova legge sulla cinematografia, progettata dal primo governo di centro-sinistra. Con notevole energia i vertici dell'ANAC (era presidente Damiano Damiani) misero in crisi il primo governo Moro.
Nei movimentati anni della protesta studentesca (1968-1970) l' ANAC -guidata dal suo segretario generale Francesco Maselli e da presidenti come Gregoretti, Ferreri, Pasolini e Pontecorvo - crea un fronte assai vasto di trentuno associazioni culturali e professionali, che vanno da “Magistratura Democratica” all'ARCI, dalla “Psichiatria Democratica” di Basaglia alla partecipazione assolutamente nuova delle tre grandi Confederazioni sindacali dei lavoratori. Ed è proprio con l'adozione di tale strategìa di schieramento che tra il 1970 e il 1972 le elaborazioni e i contributi dell'ANAC saranno determinanti a imporre i due progetti legislativi di riforma sia per la Biennale di Venezia che per il Gruppo Cinematografico Pubblico.
Le strategìe e le azioni dell'ANAC si riveleranno determinanti negli anni immediatamente successivi quando la riforma della RAI -del sistema Radiotelevisivo Pubblico- diverrà una necessità improrogabile. Gli anni decisivi furono il 1974 -1975: segnarono la fine della gestione politica e culturale esercitata (per venti lunghi anni) dal partito della Democrazia Cristiana sull'Ente RAI, in chiave monopolistica. Un anno dopo, però, nel 1976 con la nascita delle prime emittenti televisive private -in ambito locale e poi sempre maggiormente in ambito nazionale- i film potranno essere trasmessi sui teleschermi senza vincoli. Per il Cinema italiano questa diffusione incontrollata di opere cinematografiche segnò l'inizio di una grave, dilagante e inarrestabile, crisi. L'offerta cinematografica nelle sale passa, in pochi anni, dalle quattromila sale alle settecentotrenta sale, censite dall'AGIS (l'organismo generale dello spettacolo in Italia) nel 1985.
Prima che tale evoluzione si evolvesse con risultati così sorprendenti, nel corso di una storica assemblea dei soci, erano stati votati - tra gli altri- alcuni punti base delle rivendicazioni politichedell'ANAC, nei confronti dei futuri governi, a favore del Cinema italiano:
- garantire la libertà di espressione, di realizzazione e di diffusione delle opere e la libertà di scelta degli spettatori;
- modificare il sistema cinematografico organizzato in funzione del massimo profitto e caratterizzato da: A) concentrazione delle sale che impedisce la libera circolazione delle opere; B) monopolio del noleggio che attua una rigida selezione e programmazione della produzione impedendo, nei fatti, il libero confronto delle tendenze artistiche e culturali.
A livello della diffusione l'assemblearibadì sulla necessità di una “legge antitrust” in grado di limitare la proprietà, la gestione e la programmazione delle sale. Altre esigenze:
- il rilancio della tutela e della difesa dei Diritti Morali e Materiali degli autori delle opere cinematografiche e delle opere audiovisive assimilate alle cinematografiche
- la liberalizzazione delle licenze per la gestione delle sale
- la costituzione di un circuito di stato per le sale, gestito in collegamento con le associazioni del pubblico, in grado di praticare un'azione calmieratrice dei prezzi dei biglietti
- facilitazioni e incentivi per il piccolo e medio esercizio
- creazione di un organismo pubblico per la diffusione del Cinema italiano all'estero, attraverso iniziative appropriate, centri culturali e sale.
Intanto la produzione dei film andava diminuendo di anno in anno, tanto che dai trecento film degli anni cinquanta e sessanta si passò, alla metà degli anni ottanta, a meno di cento film quasi tutti prodotti senza autonomia alcuna e con indispensabili aliquote di finanziamenti RAI. Gli interventi dell'ANAC si rivelarono di nuovo indispensabili.
Con la “Vertenza Cultura” l'ANAC -nel 1983- insiste con forza sulla necessità di una radicale riforma del sistema audiovisivo e intraprende azioni che nel 1987 portano ad una vera e propria “svolta” della politica cinematografica gestita dai democristiani.
Gli inizi degli anni ottanta furono decisivi, per l'ANAC, anche in campo internazionale. Con la presidenza di Francesco Maselli, insieme ad un gruppo ristretto di associazioni di autori europei, l'ANAC promuove la fondazione della Fédération Européenne des Realizateurs de l'Audiovisuel (FERA), con sede a Bruxelles.
I primi incontri erano iniziati fin dal 1976 (Italia e Francia, Germania, Ungheria) ma presto il numero divenne più consistente. Allo storico incontro di St. Etienne -nel gennaio 1980- si aggiunsero Gran Bretagna, Belgio, Grecia e Spagna. Nello stesso anno gli incontri seguirono a Venezia, dove il progetto federativo venne battezzato FERA (Federation Européenne des Auteurs de l'Audiovisuelle). Un anno dopo -1981- al gran Convegno di Roma la FERA era una realtà. “CREATIVITA' CONTRO STANDARDIZZAZIONE” era il titolo del Convegno, inaugurato dal sindaco Petroselli e con un famoso telegramma del Presidente della Repubblica Pertini. Presenti, fra gli altri, P.Fleischmann, J.Ivens, M. Ophüls, J.Losey, F.Rosi,M.Monicelli,D. Damiani, M.Antonioni, E.Scola, M.Bellocchio.
Successivamente, in ambito italiano, l'ANAC realizza un'alleanza imprevedibile con la storica associazione dei produttori (l'ANICA), di cui tornerà a diventare presidente il produttore Franco Cristaldi. La vecchia politica degli imprenditori cinematografici viene ribaltata a vantaggio di una politica di alleanza con la linea degli autori, basata sulla qualità e su un sostegno finanziario, dato ai film per farli nascere indipendentemente dai contributi delle emittenti televisive. La nuova legge, voluta dall'alleanza tra autori e produttori, porta la data del 1994. La produzione di film viene rilanciata, ma non viene eliminato del tutto il vincolo del Cinema alle reti televisive e alle loro logiche. Anche il problema, sempre più incombente, della circolazione delle opere resta sospeso.
Negli anni che seguono l'ANAC rinnova il proprio statuto, per renderlo più adeguato ai nuovi impegni di una situazione del Cinema e della Cultura in rapida evoluzione. E' il momento in cui alcuni soci autorevoli vanno a formare una nuova associazione che unisce in sé autori e produttori (come era già avvenuto in Francia): l'API (Autori Produttori Italiani). Alla presidenza di Maselli (che passa a Presidente Onorario) succede una sorta di direttorio gestito da Giovanni Arnone cui segue l'elezione alla presidenza di Carlo Lizzani. Con Lizzani -appoggiato da un gruppo di “soci storici” tra cui figurano Alfredo Angeli, Nino Russo e Massimo Sani - l'associazione riprende la sua vocazione progettuale. Il presidente attuale è Ugo Gregoretti.
Uno dei nodi determinanti, per affrontare il quale l'azione dell'ANAC è stata realmente decisiva sia in campo nazionale (Italia) che in campo europeo, è stata - ed è tuttora - tutta la complessa e vasta problematica per la difesa e il rilancio dei Diritti Morali e Materiali degli autori, insieme al riconoscimento del diritto alla libertà di creazione nel pieno rispetto del pluralismo delle culture originali. Una lotta per la quale l'appoggio e il sostegno della FERA sono stati fondamentali.
Le acquisizioni più recenti, nel settore, sono il recepimento della legislazione sulla copia privata in sede europea (oltre che in Italia), il riconoscimento del diritto d'autore nella legge cinema italiana, l'entrata in vigore di un decreto legge italiano -recepito anche in sede europea- sulla remunerazione, per diritto d'autore, dei passaggi televisivi di film e opere assimilate sulle reti pubbliche e private (il cosiddetto “equo compenso”).
Tra le importanti iniziative dell'ANAC, in campo nazionale e internazionale, ricordiamo la nascita della “Coalizione Italiana per la Diversità Culturale” (22 giugno 2009), promossa dall'ANAC, in collaborazione con la SIAE (Società Italiana Autori Editori), l'Accademia di Santa Cecilia, l'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici. Nel corso dell'Assemblea Costituente è stata messa in evidenza l'importanza della Coalizione Italiana nell'ambito del progetto UNESCO (ottobre 2009) per l'approvazione di una Convenzione mondiale che riconosca l'autonomia dell'industria culturale rispetto ai trattati commerciali internazionali.