Al Presidente della Repubblica
On.le Giorgio Napolitano
Palazzo del Quirinale
00187 Roma

Signor Presidente,

ci rivolgiamo a Lei non solo per l’alta carica che ricopre, ma perché conosciamo da tempo la Sua sensibilità e passione civile, l’amore per le arti in tutte le sue forme e rappresentazioni; e La conosciamo altresì come persona estremamente sensibile allo sviluppo della vita civile e democratica del nostro paese.

Coloro che Le scrivono fanno parte del Coordinamento “Emergenza cultura”, nato circa due anni fa su iniziativa dell’Associazione Nazionale Autori Cinematografici, iniziativa alla quale hanno aderito Associazioni rappresentative non solo del mondo del cinema, ma anche del teatro, della musica, della letteratura, delle arti visive, dell’informazione, della scuola, degli studi filosofici, dell’architettura, della ricerca scientifica, nonché singole personalità dell’arte e della cultura italiana.

Abbiamo cercato, in una parola, di riunire “i saperi” e le “espressioni” del nostro Paese sotto una sigla che si pone l’obiettivo di opporsi al degrado culturale per far prevalere la forza delle idee, della ragione, della creatività.

Le nostre Associazioni sono impegnate, in questi giorni, in una vertenza fondamentale: il Parlamento nelle prossime ore sarà chiamato a prendere delle decisioni che riguardano la sopravvivenza dei settori nei quali operiamo, in particolare sul reintegro del FUS, il Fondo Unico per lo Spettacolo, una delle ultime forme di finanziamento per la sperimentazione e la realizzazione di opere culturali nel nostro paese, del quale, dopo il taglio netto operato da questo governo, tutte le associazioni hanno più volte chiesto il reintegro; con appelli pubblici, manifestazioni culturali, argomenti e toni riecheggiati nel dibattito parlamentare ed anche in una recente importante cerimonia al Quirinale che l’ha vista protagonista.

Abbiamo, purtroppo, fondati motivi per ritenere che anche questo  ci venga negato. La motivazione che sicuramente verrà data è quella della crisi economica e della mancanza di risorse.

Ebbene, noi riteniamo che questa motivazione sia totalmente infondata. Non perché disconosciamo l’esistenza della crisi e della scarsità delle risorse. Al contrario. Crediamo che proprio in quanto la crisi esiste, bisognerebbe investire di più in quei settori che, sulla base dell’esiguità dell’investimento in rapporto al bilancio dello  Stato, sono in grado di mantenere in vita dei settori produttivi che, al contrario, spegnendosi, non solo cancellerebbero centinaia di migliaia di lavoratori ma tutta la cultura, i saperi, la conoscenza, la ricerca, settori strategici per lo sviluppo di un Paese e per la sua civiltà.

Siamo consapevoli che esiste tutta una pubblicistica e una serie di luoghi comuni - ci permetta di definirli abbastanza rozzi - che vedono nella “spesa” per la cultura e lo spettacolo uno “spreco” di risorse pubbliche.

In controtendenza a tali luoghi comuni, negli ultimi tempi si è fatta strada, tra gli economisti mondiali  del  settore, una teoria, circostanziata e suffragata da dati incontrovertibili, in base alla quale l’investimento pubblico nella cultura e nello spettacolo è considerato tra i più “promettenti”.
Ad esempio, da una ricerca promossa dall’Università e dal Comune di Torino sul rapporto tra  investimento culturale e ritorno sull’economia cittadina, risulta che ogni euro investito produce un effetto di ricaduta quantificato in 21 euro. Numerosi altri studi, riguardanti i singoli settori della produzione culturale, arrivano ad analoghe conclusioni.

Proprio per questo noi vorremmo che tutto quello che concerne, nel bilancio dello Stato, la cultura e lo spettacolo, passasse dal capitolo “spesa” – che denuncia una concezione miope,  assistenziale, quando non clientelare, dell’intervento pubblico – al capitolo “investimento”, che rispecchierebbe di più lo stato delle cose.

Abbiamo volutamente scelto di non soffermarci troppo su tutte le motivazioni di ordine “culturale” che pure riteniamo fondamentali e che costituiscono quel “di più” in termini di civiltà, di acquisizione di coscienza e di spirito critico, in una parola di democrazia, che l’investimento culturale regala ad una collettività. Lo abbiamo fatto sia perché sappiamo che di questo tema Lei ha piena e dimostrata consapevolezza, sia perché abbiamo ritenuto di dover rispondere in termini economici a chi se ne fa scudo per impoverire drammaticamente la cultura e lo spettacolo del  nostro Paese.

Sicuri che quanto Le abbiamo detto non La lascerà insensibile,  Le chiediamo di intervenire, nei modi e nelle forme che riterrà più opportune, affinché il mondo della cultura e dello spettacolo non subisca un così pesante attacco, che colpirebbe la libertà di espressione, limiterebbe ulteriormente la possibilità di accesso alla cultura stessa e avrebbe anche gravi conseguenze negative sui livelli occupazionali

E’ nostro vivo desiderio, Signor Presidente, manifestarLe i sensi della nostra più profonda  stima.

Il coordinamento “Emergenza cultura”

Coordinamento Emergenza cultura:

ANAC – Associazione Nazionale Autori Cinematografici
ANART – Associazione Nazionale Autori Radiotelevisivi e Teatrali
ApTI – Associazione per il Teatro Italiano
ARTICOLO  21. Liberi di – Associazione Nazionale
ASC -  Associazione Italiana Scenografi Costumisti Arredatori
CEMAT – Ente di Promozione della Musica Contemporanea Italiana
CENTOAUTORI
FIDAC – Federazione Italiana delle Associazioni Cineaudiovisivo
S.A.C.T. – Scrittori Associati di Cinema e Televisione
S.N.S – Sindacato Nazionale Scrittori
S.N.C.C.I. Sindacato Nazionale Critici Cinematografici
S.N.G.C.I. – Sindacato Nazionale Giornalisti Cinematografici Italiani
ZEROPUNTOTRE

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