Vogliamo ricordare Monica Vitti con la bella e commovente testimonianza di Dacia Maraini, tra i nostri probi viri, pubblicata oggi su La Stampa. Foto di Elisabetta Catalano
Cara Monica
ma come, te ne vai così , lasciando i tuoi amici senza un saluto? Sono anni che non ti vedevo più.
E mi dispiaceva non poterti parlare, ma so che eri ben accudita e ben protetta e non ho osato rompere il tuo pudico silenzio.
Ci sono tanti che muoiono senza lasciare tracce. Tu per fortuna ci lasci ricchi, con gli occhi pieni delle tue immagini, delle tue parole, dei tuoi film. Il tuo straordinario talento lo si scopre nel rivedere le famose pellicole, in cui passavi dalla donna degli stupori esistenziali alla ragazza popolana tutta pepe e intelligenza strategica.
Ti ricordi quando abbiamo lavorato insieme per la versione cinematografica del mio romanzo «Teresa la ladra»? Tu, che eri una attrice colta e consapevole, ci tenevi a essere parte del momento costruttivo del film. Quante discussioni abbiamo affrontato in
casa tua, con Age e Scarpelli e Carlo Di Palma, il regista, ti ricordi? Eri tu a dare corpo al racconto, a indica re le scene che avresti voluto interpretare, e avevi sempre ragione.
Ricordo ancora che un giorno sei venuta dicendo :«Ho scoperto un giovane attore bravissimo. Andrà proprio bene per la parte di Tonino, detto Mortadella», ti ricordi? Era Michele Placido nel pieno del suo splen-dore giovanile, e anche allora avevi indovinato.
Molti pensavano che non saresti stata a tuo agio in un personaggio di popolana povera e ladra. E invece hai subito capito la forza e il candore che guidavano quella ragazza dei primi del secolo, poverissima e ladra sì, ma generosa e incapace di accumulare denaro, una che pagava sempre di persona, passando da un carcere a un manicomio, senza mai farsi distruggere dalle istituzioni, seppur mortificata e ferita.
E ti ricordi di quella volta che siamo andati in Sicilia per una vacanza, ospiti del grande musicologo palermitano Francesco Agnello, in un palazzetto vicino a un mare nudo e arruffato in cui ci tuffavamo con allegria? Eri ghiotta dei cibi siciliani: la pasta con le sarde, la caponata, il tonno affumicato, i cannoli. Eri felice che la spiaggia fosse vuota, e non ci fosse nessuno che ti disturbasse chiedendo con sorpresa: «Ma lei è Monica Vitti? E che ci fa da queste parti? Stiamo preparando un film siciliano?". Eri popolarissima e la gente era curiosa. Ma direi che eri anche amata, soprattutto per i film in cui rappresentavi la
quotidianità sgangherata e umile del nostro paese.
Eri sempre pronta a scherzare e ridere, pur mantenendo una visione seria ed epica della vita.
Adesso ne sei uscita, Monica, in punta di piedi, senza salutare nessuno, e siamo qui, tutti stupiti del garbato silenzio con cui hai preso il volo.
Ma hai lasciato un tesoro e di quello credo che ti puoi rallegrare. Non ti vedremo ingobbita, con le rughe e gli stenti di una donna che invecchia. Sarai per sempre quella bellissima ragazza dagli occhi festosi che affrontava il futuro con le mani nude e il coraggio di una leonessa.