IL DDL Cinema Audiovisivo è passato al Senato non nei termini che l’ANAC, l’Associazione Nazionale Autori Cinematografici, si attendeva auspicando un ponderato riequilibrio tra i sostegni al cinema italiano d'intrattenimento (quello che porta incassi al box office) e quello di qualità (selettivi) che garantisce l’effettivo rinnovamento dei linguaggi e la diversità delle storie. Nella sostanza quelle che trarranno maggiori benefici dall’attuale disposto di legge in itinere saranno le grandi imprese rispetto le piccole e medie.

Nell'intervento di oggi al Senato, comunque, il Ministro Franceschini ha indirettamente risposto all'ANAC che, nell'incontro di due giorni fa al Collegio romano, aveva ribadito con forza la necessità di rendere effettiva la quota del 18% del fondo destinata alla produzione, distribuzione e alla diffusione nelle sale del cinema d'essai italiano eliminando dal "plafond" i costi di gestione dell’Istituto Luce, del Centro Sperimentale di Cinematografia, della Biennale di Venezia, ai sensi dell'art. 25, che in pratica riducono il contributi selettivi a circa l'8%.

Nell'aula del Senato, il Ministro Franceschini, come lui stesso ha infatti affermato "rispondendo ad alcune richieste che sono state fatte", ha preso l’impegno di lavorare sulla prossima legge di stabilità per far trasferire i suddetti costi direttamente sul bilancio generale del Mibact.

L'ANAC, inoltre, auspica che nel dibattito alla Camera siano anche inseriti dei correttivi che evitino un utilizzo indiscriminato del credito d'imposta da parte delle produzioni audiovisive, che sia escluso ogni rischio di commistione con le produzioni del cosiddetto “intrattenimento”, nonché venga posta una limitazione all'ammontare del credito d'imposta destinato alle produzioni straniere.

L’ANAC fa, inoltre, appello all'unità degli autori e agli altri operatori del settore che hanno a cuore l'arte cinematografica per l'importante e delicata fase della stesura dei decreti attuativi che si aprirà nell'immediato futuro.

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