Preoccupano e non poco le notizie secondo cui si sta lavorando ad una legge regionale che modificherà le norme sul cambio di destinazione ed uso delle sale cinematografiche chiuse. Per noi il Cinema, anche il luogo fisico che lo rappresenta o lo ha rappresentato, è sempre un potenziale di espressione culturale e ritrovo sociale che va sostenuto e per il quale bisogna far di tutto per incentivarne la rinascita.  Perdere questi spazi vuol dire perdere  punti di riferimento culturali sul territorio della Capitale e della Regione Lazio.
 
Tutto il settore ha reagito con una raccolta di oltre 5000 firme in tempi rapidissimi, e le associazioni degli autori hanno chiesto un incontro al Presidente Rocca per poter presentare e discutere nel merito una serie di controproposte. Non siamo stati ancora ricevuti, ma riteniamo urgente esprimere la nostra analisi e le nostre posizioni.
 
Il 2024 è stato un anno di ripresa per le sale cinematografiche. Il numero totale degli spettatori è stato di 69.7 milion con un incasso totale di 493.9 milioni di euro che segnalano un ritorno spedito ai numeri del periodo pre-covid.
 
In particolare il pubblico ha dimostrato interesse per i film italiani, che hanno riscosso successo sia nei casi esemplari di C’è ancora domani (36,9 milioni di euro di incasso), Diamanti (15,9 milioni di euro) e Il ragazzo dai pantaloni rosa (9.700.000 milioni di euro), sia nei film d’autore come Parthenope (7,4 milioni di euro) che ha saputo ingaggiare un pubblico vasto di giovani e adulti e Vermiglio (2,5 milioni).
 
Molte sale cinematografiche si pongono come esempio virtuoso di come il cinema può oggi rappresentare un punto di riferimento culturale nei centri delle città come in periferia, raccogliendo l’interesse del pubblico, anche giovane, con il riscoperto desiderio di condividere l’esperienza della visione collettiva di un film in sala. Infatti i dati di “CinExpert”, il monitoraggio settimanale commissionato da CINETEL alla società Ergo Research, evidenziano come le caratteristiche sociodemografiche del pubblico in sala stiano cambiando, andando a coinvolgere sempre più giovani. Nel 2024 sono cresciuti gli spettatori giovanissimi della fascia 3-14 anni (+31% rispetto al 2023) e 15-24 anni (+13%). Quest’ultima fascia, la più importante in termini di biglietti venduti (25% del totale), è cresciuta anche rispetto alla media del triennio pre-pandemico (+26%).
 
In moltissimi centri urbani però il pubblico fatica a trovare un’offerta disponibile a causa della chiusura di moltissime sale. Il cambio di destinazione d’uso delle sale cinematografiche chiuse in negozi – o peggio alloggi turistici – e la riduzione del tempo di attesa previsto per il cambio di destinazione d’uso, rischia di diventare uno strumento di mortificazione del cinema e della cultura italiana, come anche un disincentivo allo sviluppo di una socialità positiva per i nostri centri urbani.
 
In direzione contraria si sono mosse molte realtà che in tutta Italia hanno saputo intercettare l’esigenza del pubblico riaprendo sale cinematografiche chiuse e accostando altre attività culturali a corollario della sala, come bistrot, bar, librerie e spazi espositivi.
 
Le associazioni degli autori esprimono il desiderio propositivo di contribuire al rilancio della sala cinematografica in Italia, per sostenere lo sviluppo del cinema Italiano, assetto culturale e strategico nella diffusione dell’identità nazionale.
 
Volontà questa che abbiamo espresso alla Responsabile Cinema e Audiovisivo Lorenza Lei, che ringraziamo per l’attenzione e l’ascolto che da sempre mostra nei confronti delle categorie, e che avremmo  voluto condividere col Presidente Rocca, al pari dei produttori e degli esercenti, insieme alle nostre proposte e indicazioni di indirizzo quali:
 

  • a. Sull’eliminazione del limite di tempo secondo il quale il vincolo di destinazione d’uso resta valido per 30 anni, la valutazione potrebbe non essere automatica ma affidata a un comitato di cui facciano parte anche gli autori, i produttori, e un rappresentante della cittadinanza responsabile del territorio.

 

  • b. La ricerca di un punto di incontro con la nuova normativa per quelle strutture che permettono un aumento di cubatura: ovvero di avere almeno il 70% della cubatura esistente a destinazione vincolata, (invece del 50%) potendo recuperare grazie ad un aumento di cubatura spazio da destinare ad esercizi diversi da quelli strettamente cinematografici.
 
  • c. La condivisione di un principio che dovrebbe valere sia per gli edifici chiusi da oltre 15 anni (che ora hanno possibilità di essere riconvertiti al 100%) sia per le strutture chiuse da meno di 15 anni o aperte, ovvero destinare gli spazi chiusi ad attività culturali. L’idea è quella di aprire spazi polifunzionali che comprendano, oltre alle sale, librerie, biblioteche, spazi studio, teatrali, musicali, di attività d’arte e cultura in senso ampio che quindi siano indirizzati ad accogliere la comunità e a offrire uno spazio culturale per tutte le generazioni. Vorremmo che gli spazi tornino a essere abitati dalla comunità come luogo di incontro, scambio e punto di riferimento per la collettività. I cosiddetti “terzi luoghi” di cui hanno già parlato molti nostri colleghi.

 
Siamo sicuri che questa decisione politica sia l’occasione per l’amministrazione della regione Lazio di rappresentare un esempio virtuoso per tutta l’Italia, che guarda al futuro della collettività e dei cittadini per creare spazi di cultura e socialità di qualità.
 
In conclusione, riteniamo anche che questa sia occasione di stimolo a ripensare alla filiera distributiva del cinema in Italia e sentiamo sia urgente aprire il dibattito sullo stato dell’arte e sulle prospettive future per arrivare a una proposta che garantisca il pluralismo e il libero accesso alle sale delle opere, del pubblico, delle produzioni e distribuzioni e degli autori e autrici.

20/02/2025 - ANACronista
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