Questa lettera è stata inviata dal Consiglio Esecutivo dell'ANAC al direttore Ferruccio de Bortoli dopo la pubblicazione dell'articolo di Roberto Faenza "Sul cinema la dittatura del multiplex" sul Corriere della Sera il 21 febbraio scorso.
Gentile Dir. Ferruccio de Bortoli,
facciamo riferimento all’intervento di Roberto Faenza sul Corriere del 21 febbraio dal titolo Sul cinema la dittatura del multiplex.
Siamo d’accordo sulla gravità della denuncia che Faenza fa del fenomeno della chiusura dei cinema nel centro storico delle città e la proliferazione dei multiplex, con le nefaste conseguenze di natura culturale ed economica per i film non allineati e appiattiti sui canoni considerati di sicuro richiamo commerciale. Del resto, come non essere d’accordo: è da almeno 15 anni che le storture e le strozzature nella visibilità del cinema italiano vengono segnalate, raccontate, esemplificate in innumerevoli documenti, convegni, dibattiti e quant’altro, da chi ha a cuore il cinema italiano e, in modo particolare, dall’ANAC. Tuttavia, c’è un punto, nelle considerazioni di Faenza, che, a nostro avviso, va meglio precisato. E’ quando scrive che nel “cinema c’è una lobby potente che il pubblico non conosce. E’ quella degli esercenti…”, che determina la vita di un film. In verità la lobby potente non è ( non è più ) quella degli esercenti ma quella delle distribuzioni. Da tempo, ormai, il potere decisionale di cui parla Faenza è passato dall’esercizio alla distribuzione. La libertà (o l’arbitrarietà) decisionale dell’esercizio è residuale e priva di un’incidenza significativa. E’ la distribuzione che decide, in partenza, quali film avranno le possibilità di sviluppare le loro potenzialità economiche e culturali, e quali, invece, saranno “strozzati nella culla”, qualunque sia il loro valore intrinseco e la loro vera valenza economica. Insomma, il mercato (si fa per dire) cinematografico italiano, da anni, è ingessato e distorto. A parte gli americani, che nessuno disturba e fanno come vogliono, per il resto ci sono pochi soggetti (diciamo, sostanzialmente, due) che fanno il bello e cattivo tempo. Chi fa questo mestiere lo sa benissimo.
La visibilità del cinema italiano è un problema molto serio, ma non è l’unico: ce ne sono altri non meno gravi. Come provvedere, come intervenire per correggerli? Non è questa la sede per discuterne. Ci limitiamo a indicare quella che, a nostro avviso, continua a essere la soluzione migliore: la creazione di un Centro Nazionale Cinematografico sulla falsariga di quanto c’è e funziona magnificamente in Francia, da lungo tempo.
A Roberto Faenza i nostri migliori auguri per il suo ultimo film.
Gentile Direttore, la ringraziamo per l’attenzione che vorrà avere e la salutiamo con molta cordialità.
Il Consiglio Esecutivo dell’ANAC
Carmine Amoroso
Pierpaolo Andriani
Giuliana Gamba
Lucio Gaudino
Emidio Greco
Ugo Gregoretti
Francesco Maselli
Alessandro Rossetti
Nino Russo
Massimo Sani
Pasquale Scimeca