Educazione all’immagine e didattica anti pirateria per rimettere al centro la sala

Mi ero riproposto di non parlare della nuova legge del cinema perché sapete tutti qual è la posizione dell’Anac che da subito ha evidenziato l’enorme sbilanciamento della riforma a favore di poche grandi imprese. L’abbiamo scritto, l’abbiamo espresso in tanti documenti e le nostre riserve rimangono le stesse. Però mi vedo costretto a replicare a Francesca Cima che nel suo intervento ha affermato che la legge è costruita su tre pilastri: tax credit, contributi automatici e selettivi. Io le voglio dire che i pilastri non sono tre, sono due più uno strapuntino. Tax credit e sostegni automatici sono in effetti i pilastri, mentre i selettivi sono lo strapuntino dell’impianto normativo. Come sapete infatti i contributi selettivi che dovrebbero rappresentare il 18 % del fondo sono stati drasticamente ridotti a causa dell’inserimento all’interno della quota ad essi destinata dei costi di gestione degli Enti pubblici (Istituto Luce, Centro Sperimentale, Biennale cinema). Proprio su questo aspetto della legge ieri in una nostra nota abbiamo fatto una proposta all’ Anica per cercare tutti insieme di far diventare i selettivi, non dico uno dei tre pilastri di cui parla Francesca Cima, ma almeno una colonna accanto ai due pilastri.

Per entrare invece nel discorso legato al tema del convegno “Dove va il cinema italiano?”, secondo noi una delle questioni che ci dobbiamo porre e che forse il convegno di oggi non ha neppure sfiorato è capire quale sarà il pubblico per il cinema di domani, perché senza pubblico non può esserci cinema.

L’altro giorno sono stato in una scuola di Tarquinia a presentare proprio un film prodotto da Francesca Cima, Il ragazzo invisibile di Gabriele Salvatores e ho chiesto ai ragazzini di 11 anni che erano nella sala quanti di loro scaricassero i film da internet e tutti hanno alzato la mano. Non ce n’era uno che non l’abbia alzata. Allora io ho detto: “ma lo sapete che dietro questo film c’è il lavoro di tante persone? Se a voi rubassero le vostre foto da Instagram e qualcuno le utilizzasse per fare la pubblicità per esempio alla Coca Cola e guadagnasse tanti soldi e non vi desse neanche un euro, vi arrabbiereste?” E loro hanno risposto: “certo che ci arrabbieremmo!” Ho continuato: “Perché non dovrebbero arrabbiarsi allora quelli che scrivono, dirigono, producono, distribuiscono e proiettano i film? Perché è così che succede: quando scaricate gratis un film state usando qualcosa che appartiene ad altri e facendo questo state privando del loro guadagno le tante persone che hanno lavorato alla realizzazione di un film.” Il loro stupore sul fatto che per realizzare il film che avevano appena visto ci fossero voluti almeno due anni di lavoro era indicativo che nessuno glielo avesse mai spiegato. Questo è uno dei punti fondamentali. Dare per scontato che i ragazzi sappiano cose che forse andrebbero insegnate loro con pazienza ad esempio nelle scuole. Tutti noi che siamo in questa sala ci battiamo per la difesa degli interessi delle rispettive categorie che sicuramente ciascuno reputa importanti, ma la questione che ha a che fare con il pubblico di domani non ce la poniamo con altrettanta convinzione. Anzi qualcuno qui se la è già posta e ha già deciso che il pubblico di domani sarà soltanto quello delle serie tv viste sui device. Spiegare ai giovani le cose che noi diamo per scontate e che a noi sembrano ovvie: questo è il lavoro che andrebbe fatto per il pubblico di domani. E’ qualcosa che ha a che fare con la l’educazione all’immagine e il contrasto alla pirateria.

Un altro spunto per rispondere alla domanda Quale pubblico per il cinema italiano? lo trovate nella dichiarazione di Dino Zoff di due giorni fa sul Corriere della sera che diceva: “come pensiamo di riempire gli stadi se noi non stimoliamo nei tifosi la passione per vedere le partite allo stadio e le società cedono indiscriminatamente tutto alle televisioni? E’ chiaro che così il pubblico se ne resta a casa e gli stadi sono vuoti. In altri paesi invece la gente continua ad andare allo stadio…” La stessa cosa, a nostro avviso, vale per il cinema italiano. Come pensiamo che il pubblico frequenti la sala se non si stimola la passione degli spettatori per la visione sul grande schermo? E soprattutto se alcuni dei più importanti operatori ripetono come in un mantra che il cinema è morto e bisogna buttarsi sulle serie?

Questa è l'altra questione sulla quale dobbiamo fare una seria riflessione: come riportare i livelli di frequentazione della sala, drasticamente precipitati, a quelli degni di un paese con una tradizione cinematografica importante come la nostra? Vi ricordo che in Francia sono a 220 milioni di spettatori l’anno e noi arriviamo a meno della metà. La sala rimane per noi il luogo centrale per la visione di un film, oltre che per il suo lancio su tutte le altre piattaforme. Vi siete chiesti perché Netflix ha fatto di tutto per presentare un film in concorso a Cannes? E’ ovvio. Perché ha bisogno di utilizzare l’aura del festival cinematografico più importante del mondo per lanciare i suoi prodotti. Per il cinema italiano la sala deve tornare ad essere centrale per la vita di un film. Il che non sembra invece essere l’obiettivo della nuova legge nella quale il fondo per la ristrutturazione non è strutturale ma è previsto solo per cinque anni. La sala non è quindi considerata come elemento strutturale del nuovo sistema. E le politiche per l’educazione all’immagine e d’incentivo alla visione in sala dei film per le nuove generazioni sono state affrontate in maniera marginale dal legislatore. Nei decreti non ve n’è traccia.

Noi proponiamo che attraverso un piano nazionale che fornisca un programma unico per tutte le scuole italiane a partire quelle primarie, si assegnino risorse speciali per avviare un’azione capillare d’informazione condotta insieme agli insegnanti. In altre parole riteniamo necessario formare i giovani alla visione in sala, spiegando loro che il download non è un gesto di libertà ma è un atto illegale. Infine chiediamo sia sostenuta una campagna promozionale che non offra il cinema a due euro a tutti una volta al mese, ma preveda tutto l’anno un biglietto a soli 4 euro per i ragazzi sotto i 16 anni.

Prima di concludere rilanciamo i tre punti che abbiamo proposto nel comunicato di ieri.

In particolare, partendo dalla considerazione che tra le diverse categorie c’è un alto tasso di conflittualità, dovuto al fatto che la coperta delle risorse rappresentata dai 400 milioni del fondo di sostegno è troppo corta e non è sufficiente a soddisfare le esigenze del settore accresciute dall’allargamento alla tv e ai videogiochi, l’Anac chiede al Presidente Rutelli di condividere una convinta azione politica che porti all’incremento delle risorse tramite il raggiungimento dei seguenti obiettivi:

1) Ripristino della percentuale netta del 18 % dei sostegni selettivi trasferendo i costi degli Enti pubblici (Biennale Cinema, Istituto Luce, CSC…) sul capitolo delle spese generali del Mibact;

 2) Trasferimento al Mise della quota del tax credit destinata alla produzione esecutiva dei film stranieri girati in Italia

 3) Prelievo di scopo sugli utili delle Over The Top reso possibile dall’ approvazione della direttiva europea in materia di servizi media audiovisivi.

Francesco Ranieri Martinotti, presidente Anac

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