Intervento del presidente Anac Francesco Ranieri Martinotti all'assemblea unitaria del 23 gennaio 2025 alla Casa del Cinema
Questa è un' importante assemblea, perché dopo molti anni è la prima volta che le associazioni si riuniscono in una plenaria.
Un tale evento non avviene per caso, ma per una scelta consapevole di Anac, 100 autori, WGI e Aidac di procedere unitariamente sulle questioni più gravi che ci riguardano.
Questo non vuol dire che non siano state cancellate le diversità di vedute su quei temi che hanno da sempre contraddistinto soprattutto Anac e 100 autori, ma anche WGI e Aidac, ma significa che si è scelto più saggiamente di dare la priorità all'unità, di non irrigidirsi sugli punti controversi.
Non è stato facile perché ogni associazione ha una propria identità, con posizioni distinte su molti argomenti, ma ha prevalso il senso di responsabilità al quale siamo stati richiamati anche rispetto a un governo come quello attuale che non rappresenta le idee politiche di gran parte di noi.
Un esempio del cambio di passo in questo senso è stata la volontà di essere tutti insieme per arrivare alla elaborazione del CCNL per i registi e le registe, gli sceneggiatori e le sceneggiatrici. È noto che Anac è stata coinvolta solo in un secondo momento e questo grazie all’intervento di Valerio Jalongo che ha voluto che entrassimo anche noi nella contrattazione e per questo lo ringrazio. Ma pur avendo Anac forti riserve sull'impostazione iniziale - dalla scelta del giuslavorista, all’esclusione dei sindacati dalla trattativa - abbiamo comunque condiviso questa importante obiettivo. Ci siamo impegnati ad ottenere il sostegno Siae, contribuendo a far superare le preclusioni dei 100 autori nei confronti dei degli adattatori e della loro associazione Aidac, che poi è diventata la quarta “gamba” di questa unità. Per questo saluto e ringrazio Toni Biocca.
Ma al di là della celebrazione dell'unità conquistata, credo che il senso di questa assemblea sia quello di capire quali obiettivi comuni vogliamo perseguire per affrontare questo momento difficile. Provo a fare un breve elenco per stimolare alcuni spunti di riflessione sui quali confrontarci oggi.
Al primo punto metterei la perdita di ogni prospettiva culturale delle politiche che negli ultimi anni sono state adottate, anche da governi "amici", nei confronti del cinema e dell’audiovisivo.
A forza di dire “il cinema è anche un'industria" abbiamo contribuito a far passare il concetto che il cinema "è solo un’industria". Finendo per dare ragione a coloro che ci attaccano quando dicono che i nostri film non incassano. Certo se un’industria non fa profitto va rifondata! Invece non è così.
- Intanto perché se i nostri film hanno difficoltà ad incassare lo si deve prima di tutto ad un mercato che non è accessibile a tutti in uguale misura.
- In secondo luogo perché i film non sono merci che generano profitti economici appena sono messe in vendita.
- Infine perché i benefici che i film determinano non sono esclusivamente economici, ma anche di altro tipo e riguardano il nostro immaginario, la nostra storia, la nostra lingua, le nostre tradizioni, le nostre radici. In sostanza la nostra cultura.
E proprio per ovviare al forte rischio di insuccesso economico, insito nelle opere cinematografiche, che fu adottato il principio dell'eccezione culturale. Un principio sacrosanto che sottrae la produzione culturale all'immediato rapporto investimento-profitto e alle altre regole alle quali sono sottoposti i meri prodotti industriali.
Il concetto di valore culturale del cinema va rimesso al centro di ogni confronto pubblico: se continuiamo a dimenticarcelo saremo spazzati via e i sostegni pubblici cancellati.
Quindi dobbiamo ricordare continuamente il valore culturale del nostro settore, riproponendolo in ogni confronto pubblico e richiamando sempre più convintamente il principio dell'eccezione culturale.
Un principio che con gli orientamenti del nuovo Parlamento europeo, e direi anche, con l’avvento della nuova era Trump, rischia di essere calpestato. Rispetto a questo rischio dobbiamo vigilare e mobilitarci assieme ai nostri colleghi europei, a partire dai francesi.
Le altre questioni sul piatto lo sappiamo bene sono:
- il Tax credit: la posizione Anac la conoscete, per noi sarebbe più giusto trasferire la competenza sul tax credit dal Ministero della cultura a quello dello Sviluppo economico, perché il sostegno è più rivolto alle imprese che alla cultura. Intendiamo trasferimento di competenze e non di risorse.
- I selettivi: so che non siete tutti d’accordo, come non sono d’accordo i produttori, ma il fatto che da questo Governo siano state assegnate maggiori risorse proprio ai selettivi, per noi è un fatto positivo. Giudicheremo la nuova linea dei selettivi ai film su personaggi e avvenimenti dell’identità culturale nazionale appena gli esperti assegneranno i primi contributi.
- La cronologia dei media, cioè l’applicazione delle finestre è una questione che è stata accantonate ma che assolutamente va rilanciata anche seguendo lo schema che hanno applicato in Francia.
- L’intelligenza artificiale è un altro dei temi sui quali stiamo lavorando bene insieme anche a livello europeo.
- Infine, come suggerisce Anna di Francisca, va rilanciato il tema del tax credit esterno.*
Molti di questi argomenti saranno trattati nei successivi interventi e a questo punto, lascio la parola a voi, perché è fondamentale ascoltare le idee e le proposte degli associati.
*Questo punto non era inserito nel discorso alla Casa del cinema, ma è stato inserito in questa redazione a seguito dell’intervento di Anna di Francisca