Riceviamo e con piacere pubblichiamo la lettera di Enrique García Meza, regista del documentario "Ayotzinapa, El paso de la Tortuga", presentato recentemente in anteprima nell'edizione speciale della Muestra de Cine Mexicano alla Casa del Cinema di Roma, che ha inviato all'ANAC dopo aver ricevuto la tessera di socio onorario. (segue la traduzione)

Francesco Martinotti
A.N.A.C.

¡Hola! … Me gustaría soñar que le estoy escribiendo está carta a Usted y a cada una / uno de los miembros de la A.N.A.C., pero también soy guionista y necesito expresarles mi sorpresa, mi cariño, mi admiración y agradecimiento por la noble y enorme distinción que han realizado para conmigo. Lo intentaré escribir.

De niño veía mucho cine italiano. Mi madre y mi padre tenían una tremenda obseción de abrirnos el mundo con el cine y viajes en carreteras.

Desde que tengo 6 años lloro, sin fallar, cuando escucho la melodía de “Zacco y Vansetti”.

Desde los 7 años, adoro las bicicletas sencillas, y antes de utilizar carro, viajaba en bicicleta por todas partes… hasta que me la robaron, pero la sensación munca me la robaron, vive en mi.

Más o menos a los 9 años, no sé cómo llego a mis ojos “Amacord” y me provoco un tremendo miedo al fascismo, sin saber en ese momento exactamemte qué significaba.

Y puedo decirles que “Una Jornada particular”, “El Cartero”, “Cinema Paraiso”, “La Dolce Vita” y “8 y ½” son historias que tengo en VHS o DVD. Y muchas (MUCHAS) otras.

De niño pensé que vivía en Italia. En clase me dijeron muchas veces que el país de “la nota” era Italia, no México. O sea, yo me pensaba italiano desde los 5 hasta los 11 años aproximadamente.

Cuando escribo guiones de ficción me dicen que mis historias son “mágicas”, y me justifico diciendo que es como lo que hacen las y los italianos.

Cecilia, la directora de la Muestra de Cine Mexicano en Roma, insistió por dos años que quería llevar mi documental a la Muestra; claro que desde el primer año dijímos que sí, pero la pandemia la orilllo a insistir en ello. Es algo que siempre le voy a estar inmensamente agradecido, porque Ayotzinapa sigue palpitando en los corazones de las madres, los padres, las hijas… las familias de 43 estudiantes desaparecidos. “Desaparecidos” es una palabra que está perdiendo su sentido o su fuerza porque acá en México, es una palabra de cotidiana, ya nos estamos acostrumbrando a que esto es “normal”. El documental que se presentó en la Casa del Cine, tiene esa angustia que sentí con el “El Ladrón de Bicicleta”, pero en 43 personas desaparecidas, tres estudiantes asesinados, y varios heridos, uno en coma aún.

Bueno, Cecila me mando un mensaje de voz, con su característica alegría, me dijo que ustedes me invitan a ser miembro de A.N.A.C. Lloré después de un rato, porque esa noticia aún no la asimilo, y ahorita nuevamente me rueda una lágrima porque parece ser que de niño quería ser itlaiano, ver y vivir de cine italiano. Y ustedes no lo saben, pero obviamente ya lo están por saber: Cuando escribo esos guiones (que nunca se han hecho) se los dedico a ustedes italianas e italianos… Hey, también a mi familia y amigas/amigos.

“Ayotzinapa, el paso de la tortuga” es un documental que NUNCA hubiese querido realizar, yo trabajaba antes de eso, en pueblos haciendo “cine” con niñas y niños. En verdad, es un documental que NO hubiera querido hacer. Y me da mucho pudor recibir reconocimientos, o que me vean como me han visto algunas personas. Y creo que me explico u me comprenden bien, al expresar esta parte.

Y bueno, con todo mi amor les agradezco inmensamente su invitación porque ustedes saben hacer cine. Y de ahora en adelante, por ser miembro, ponganme a trabajar (desde mandar correos, barrer oficinas, ir por tortas… pizzas). Conmigo cuenten.

Ya quiero decirle a todos y a todas lo que hicieron para conmigo. Lo quiero gritar y compartir… ¿puedo?

Les mando los más bellos sentimientos de mis pensamientos, y los pensamientos de mis sentimientos con amor, gratitud y la disponibilidad de mi parte para cada una, para cado uno de ustedes.

Un abrazo (muy) fraterno,
Enrique (García Meza)

 

Francesco Martinotti
A.N.A.C.

Ciao! Mi piacerebbe  sognare di scrivere questa lettera non solo a te  (Francesco) ma a ciascuno dei membri dell'ANAC, ma sono anche sceneggiatore e ho bisogno di esprimere la mia sorpresa, il mio affetto, la mia ammirazione e gratitudine per il grande onore che mi avete concesso e proverò a scriverlo.

Da bambino guardavo molto il cinema italiano. Mia madre e mio padre avevano una vera ossessione nel mostrarci il mondo attraverso i  film e  i viaggi on the road.

Da quando avevo 6 anni piango, immancabilmente, quando ascolto la musica di “Sacco e Vanzetti”.

E così, da  quando avevo 7 anni adoro le biciclette, e prima di usare l'automobile, ho viaggiato in bicicletta ovunque... fino a quando non mi è stata rubata, ma quella passione  non mi è stato rubata, mai, vive in me.

A circa 9 anni, non so come, ho potuto vedere  “Amarcord” , che  mi ha fatto venire una tremenda paura del fascismo, senza  neanche sapere esattamente cosa voleva dire, in quel momento.

E posso dirvi che “Una giornata  particolare”, “Il postino”, “Cinema Paradiso”, “La Dolce Vita” e “8 e  ½” sono film che ho in VHS o DVD. E molti (MOLTI) altri.

Da bambino pensavo di vivere in Italia. In classe mi hanno detto tante volte che il paese della dello "Stivale"  era l'Italia e non il Messico. In altre parole, mi sono considerato  italiano dai 5 agli 11 anni circa.

Quando scrivo sceneggiature di fiction mi dicono che le mie storie sono "magiche", io mi giustifico dicendo che è come fanno gli italiani.

Cecilia, la direttrice della Mostra del cinema Messicano di Roma, ha insistito per due anni per portarvi il mio documentario; certamente abbiamo detto subito sì, ma la pandemia (che ha fermato tutto)  l'ha spinta a insistere. È qualcosa di cui le sarò sempre immensamente grato, perché Ayotzinapa continua a battere nel cuore di madri, padri, figlie... Le famiglie dei 43 studenti scomparsi. "Scomparso" – Desaparecido - è una parola che sta perdendo il suo significato o la sua forza perché qui in Messico è una parola di tutti i giorni, ci stiamo abituando a questo suo essere "normale". Il documentario che è stato presentato alla Casa del Cinema ha quell'angoscia che ho provato con il "Ladro di biciclette", ma con 43 persone scomparse, tre studenti assassinati e diversi feriti, di cui uno ancora in coma.

Ebbene, Cecila mi ha mandato un messaggio vocale, con la sua gioia caratteristica, mi ha detto che mi avete  invitato a far parte dell'A.N.A.C. Dopo un po' ho pianto, perché ancora non ho assimilato del tutto quella notizia, e in questo momento mi sta risalendo una lacrima perché ho  ricordato  che da piccolo volevo essere italiano, vedere e vivere del cinema italiano. E tu non lo sai, ma forse lo sai già: quando scrivo quei copioni (che non sono mai stati fatti) li dedico a voi italiani… Ehi, anche alla mia famiglia e ai miei amici.

"Ayotzinapa, il passo della tartaruga" è un documentario che NON avrei MAI voluto fare, ho lavorato prima in città, facendo "film" con ragazze e ragazzi. E' davvero un documentario che NON avrei voluto fare. E sono così imbarazzato nel ricevere questo riconoscimento,  come se fossi io ad essere importante . Io davvero non avrei proprio voluto farlo ! Spero di essermi spiegato bene e che capiate questo mio sentire. 

Bene, con tutto il mio affetto ringrazio tutti immensamente per il vostro invito perché voi sapete come fare i film .

E d'ora in poi, vi assicuro che per stare  con voi, come membro dell’associazione,  farò di tutto, qualsiasi lavoro:  (dall'invio di e-mail, a spazzare gli uffici, consegnare delle  pizze)… Contate pure su di me.

 Ho voglia di dire a tutti cosa mi avete regalato. Voglio gridarlo e condividerlo... posso?

Vi mando i sentimenti più belli dei miei pensieri, e i pensieri dei miei sentimenti con amore, gratitudine e disponibilità da parte mia per ciascuno, per ciascuno di voi.

Un (molto) fraterno abbraccio,
Enrique (Garcia Meza)

 

14/12/2021 - ANACronista / Notizie ANAC
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