Comunicato Stampa
Oltre Report, rischi e vizi di una Legge in fase di rodaggio
Lunedì 17 aprile Report ha lanciato un j’accuse al sistema di sostegno pubblico del cinema e dell’audiovisivo italiano. Al di là del taglio sensazionalistico dato all‘inchiesta giornalistica, che comporta sempre rischi di generalizzazione e può arrivare a una vera e propria demonizzazione degli investimenti pubblici destinati a uno dei settori più strategici del paese (tale è stato il tono di tanti post apparsi sulla pagina Facebook della trasmissione di Rai3), Report ha messo in luce molti di quegli aspetti negativi che come autori dell’ANAC abbiamo sempre denunciato.
Come negare, infatti, che l’assegnazione delle risorse pubbliche rispetti solo in parte il principio della valorizzazione della diversità culturale e della promozione del cinema quale fondamentale mezzo di espressione artistica e culturale? Come non convenire sulla necessità di imporre maggiori e più ferrei controlli affinché il tax credit esterno non sia utilizzato in maniera fraudolenta? E come non essere d’accordo sul fatto che nella scrittura dei decreti attuativi della nuova Legge Cinema si debba correggere il tendenziale sbilanciamento di risorse destinate prevalentemente a un’unica area imprenditoriale?
Tale sbilanciamento si denota nella riduzione dei sostegni selettivi alla somma reale di appena 32milioni di euro; nell’innalzamento eccessivo dei tetti del tax credit interno a 16milioni per ogni singola impresa (come prevede la bozza di decreti in discussione); nell'indiscriminato allargamento dei sostegni ai film di puro intrattenimento; nell’assoluta equiparazione di cinema e tv; nella mancanza di controllo sulla corretta destinazione dei fondi (abbiamo appreso che si può persino investire in derivati!). In questo senso, avevamo auspicato la costituzione di un Centro Nazionale del Cinema e dell’audiovisivo, che avrebbe garantito maggiori e più specifici controlli.
Fin dal mese di dicembre, l’ANAC ha avviato, assieme a altre sei associazioni di categoria, un confronto per la definizione di una proposta condivisa sui decreti attuativi della nuova Legge. In maniera unitaria, ci siamo rivolti al neo-insediato Consiglio Superiore del Cinema e dell’Audiovisivo affinché siano corretti tutti quei fenomeni distorsivi che allontanano il sostegno pubblico al cinema dai dettami della nostra Costituzione e delle norme europee, chiedendo, se necessario, di tornare a intervenire su alcuni articoli della nuova legge. In particolare:
- recuperando l’emendamento n°11.12 (testo 2) proposto in Commissione Cultura, che prevedeva un più giusto equilibrio tra sostegni automatici e selettivi pari a una percentuale non inferiore del 25%;
- inserendo nel prelievo fiscale previsto dall’art 14 anche le OTT;
- rivedendo la norma che attribuisce a soli cinque esperti (per inciso, non retribuiti) una quantità eccessiva di competenze. E’ giudizio unanime, infatti, che tali esperti dovranno affrontare un compito talmente enorme e improbo che, nella migliore delle ipotesi, finirà per rallentare, se non addirittura per bloccare, le attività selettive.
In ultimo, ma è a nostro giudizio parte essenziale del problema, ci preme ricordare l’importanza della definizione della figura del produttore indipendente che non può escludere l’aspetto della titolarità di almeno il 30% dei diritti dell’opera prodotta, come previsto dalle legislazioni più avanzate operanti negli altri Paesi, in particolare in Francia e in Inghilterra. Crediamo quindi che sia essenziale non rinviare ulteriormente l’adeguamento della definizione ad altre riforme (Tusmar), che non sappiamo quando saranno varate.