L’Associazione Nazionale Autori Cinematografici esprime viva preoccupazione sulla modalità con la quale ormai da alcuni mesi si sta svolgendo la trattativa riguardante il recupero da parte dello Stato degli Studi cinematografici di Cinecittà, dopo la negativa gestione della società Cinecittà Studios che fa capo a Luigi Abete. Più volte in passato gli autori, i sindacati e gli operatori del cinema erano intervenuti anche con il sostegno d’importanti colleghi europei, affinché si ponesse fine agli scandalosi interessi speculativi di carattere edilizio che si erano concentrati su parte dei terreni rigorosamente vincolati dalla legge alle esclusive attività cinematografiche. Nel corso di un convegno tenutosi alla Mostra del Cinema nel 2015 la comunità del cinema aveva chiesto che fosse disdetto il contratto d’affitto alla società Cinecittà Studios che non aveva pagato il canone per le ultime cinque annualità, accumulando un debito pari a 6milioni di euro. Fu scelta un’altra strada concedendo una rateizzazione del debito previo contenimento degli spazi in uso ai privati.

A distanza di due anni, a fronte di nuove inadempienze, i Ministeri competenti (Mibact e Mef) sembrano finalmente aver compreso che è necessario intervenire perché i teatri di posa siano ripresi a chi non ha saputo rispettare il contratto sia nella parte economica sia in quella attinente alla missione da svolgere. Le notizie trapelate però dicono che, nonostante i debiti prodotti e le condizioni di deperimento nel quale si troverebbero gli immobili da riconsegnare, la società affittuaria rivendica una rilevante somma che a suo avviso risulterebbe dalla compensazione tra gli investimenti che la stessa Cinecittà Studios avrebbe fatto negli anni della sua gestione e i vari debiti pendenti. Al fine di una valutazione oggettiva è stata effettuata una due diligence di cui si attendono i risultati. Oltretutto stupisce che pur trattandosi di un bene pubblico non siano note le richieste e le condizioni che Cinecittà Studios pone per la restituzione dell’80% ancora in suo possesso, oltre che del prestigioso marchio, simbolo del cinema italiano nel mondo, che è stato gestito inadeguatamente. La stessa scarsa inadeguatezza si è rilevata anche in un’operazione infelice come quella di Cinecittà World.

L’Anac chiede pertanto che lo Stato ascolti il punto di vista di autori, lavoratori, produttori, operatori culturali, e rappresentanti territoriali che hanno a cuore il valore culturale di un bene pubblico che è emblema di tutta la cinematografia italiana. Chiede inoltre un tavolo di lavoro che li veda coinvolti nel delicato passaggio della restituzione degli studi all’Istituto Luce anche in prospettiva del rilancio generale di quello che potrebbe divenire non solo il primo sito dell’audiovisivo europeo, ma anche la casa di tutte le associazioni nazionali del settore.

Roma, 15 maggio 2017

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