In una recente dichiarazione il ministro Bondi ha espresso giudizi gravi e inaccettabili sul cinema italiano che “nel passato” sarebbe stato concepito come “un meccanismo o per dare prebende ad amici e compagni o per mantenere un controllo politico sul settore”. Questo giudizio ridicolo insulta tutti gli autori e i lavoratori del cinema che insieme alle forze imprenditoriali guidate da personalità dello stampo di Franco Cristaldi hanno combattuto durante decenni per arrivare a leggi e sistemi che garantissero il sostegno dello Stato italiano a un cinema impostato sulla qualità e indirizzato alla circolazione delle idee e alla massima libertà di espressione. Tutte le degenerazioni emerse negli ultimi anni e da noi immediatamente denunciate prescindendo dal colore dei governi, sono il risultato diretto e indiretto della tendenza dei partiti a intervenire nella nostra vita culturale sostituendosi allo Stato e certo non autorizzano in alcun modo i giudizi di un ultimo arrivato come il ministro Bondi. Né tantomeno giustificano ulteriori processi di privatizzazione della cultura destinati, nel cinema, a premiare solo un gruppo di imprenditori forti e a distruggere le diecine e diecine di imprese indipendenti cui si devono, anche in tempi recenti, alcuni fra i più straordinari film della nostra cinematografia.