A seguito dell'ingiustificato arresto delle documentariste Firouzeh Khosrovani e Mina Keshavarz il 10 maggio 2022 a Teheran, arresto preceduto da aggressive perquisizioni nelle case e nei luoghi di lavoro di almeno altri dieci registi e dalla confisca di telefoni cellulari, hard disk, computer portatili e oggetti personali e di lavoro, l’Associazione Nazionale Autori Cinematografici esprime piena solidarietà ai colleghi e alle colleghe iraniane che sono state rilasciate su cauzione il 18 maggio. Non è ancora stata fornita una spiegazione ufficiale sul motivo del loro arresto.
“La mattina del 10 maggio sono state arrestate senza alcuna spiegazione due nostre colleghe” così recita il comunicato diffuso da tre associazioni di registi e produttori iraniani. Firouzeh Khosrovani e Mina Keshavarz sono registe iraniane di fama internazionale e hanno presentato i loro lavori in numerosi festival cinematografici in tutto il mondo. Firouzeh Khosrovani per il suo film più recente “Radiograph of a family” ha vinto nel 2020 il premio principale del Festival internazionale del documentario (Idfa) a Amsterdam. La stessa Khosrovani lo ha presentato di recente in Italia, dove è distribuito da ZaLab. Anche Mina Keshavarz è autrice di numerosi documentari; il suo ultimo progetto è The art of living in danger, vincitore della sezione documentari del Busan International film festival.
Firouzeh Khosrovani ha studiato all’accademia di Belle arti di Brera, a Milano, e ha conseguito un diploma di giornalismo a Teheran. Nei suoi documentari ha esplorato l’immagine delle donne tra il vecchio regime (quello dello shah) e la Repubblica islamica instaurata dopo la rivoluzione.
Non è la prima volta in Iran che registi e artisti vengono presi di mira con censure, arresti o intimidazioni.
Nessuna accusa è stata formalizzata nei confronti delle due registe. E di fronte al silenzio ufficiale, il 14 maggio la comunità del cinema ha cominciato a mobilitarsi in modo pubblico. Un appello circolato in Iran ha raccolto in due giorni centinaia di firme.
“Cosa, nei loro lavori, avrà motivato un arresto? – si chiede Marina Forti su Internazionale –“Difficile dire, forse proprio nulla. Il fatto è che il cinema, e in generale la cultura, è guardato con sospetto dal potere. Momenti di relativa libertà interna si alternano a momenti di chiusura: e questo è senza dubbio un momento difficile per il paese. Eppure, anche nei momenti più bui, il mondo del cinema in Iran si è mobilitato per rivendicare spazi di apertura”. Secondo “L’orient-Le Jour” rimangono detenute in Iran le registe Parisa Anvari, Shilan Saadi e la fotoreporter Reihana Taravali.
L’ANAC, preoccupata per la sicurezza e l’incolumità dei registi e delle registe iraniane li sostiene nella battaglia a favore di tutte le libertà e s’impegna a tenere alta l’attenzione sul caso.