Il lodo dell’arbitraggio vede prevalere le ragioni degli autori. Il Consiglio arbitrale ha finalmente deciso dopo un anno e mezzo sulla contesa sorta tra SIAE e RAI che bloccava la firma del rinnovo del contratto sull`EQUO COMPENSO.
A seguire il comunicato delle associazioni.

Si è finalmente concluso, lo scorso 16 luglio, il lungo procedimento di arbitraggio tra SIAE e RAI per definire l’equo compenso dovuto agli autori nel triennio 2009/11.

Con grande soddisfazione, la determinazione finale del Collegio degli arbitratori, composto da Giulio Napolitano (presidente), Marco Lacchini (per la Siae) e Vincenzo Perrone (per la RAI) premia senza alcun dubbio la decisa azione, intrapresa nel 2011 da Siae, su coraggiosa indicazione di tutte le associazioni degli autori di Cinema, Televisione e Documentario.

Il lodo dichiara che la cifra allora proposta dalla RAI era troppo esigua e ci riconosce il diritto a percepire un compenso ben maggiore.

Gli autori hanno scommesso e vinto: la collaborazione tra i nostri rappresentanti, gli uffici tecnici e legali della SIAE, la dirigenza e tutti i professionisti che in questa battaglia hanno profuso impegno ed energie, e ai quali va oggi tutta la nostra gratitudine, ci consente di poter dire che eravamo e siamo sulla strada giusta.
Il nostro lavoro crea lavoro e indubbi vantaggi economici per chi lo utilizza: nessuno può più mettere in dubbio che vada compensato al di là di ogni genere e su tutte le piattaforme, dalle reti generaliste, alle tematiche, all'online.

Va riconosciuto alla RAI di aver accettato questa sfida senza negarsi al confronto, al contrario di quanto stanno facendo altri network.

In particolare, dal Lodo emerge quanto segue:

1. Il collegio riconosce il fondamento costituzionale dell’equo compenso e la sua irrinunciabilità da parte degli autori.

2. Il collegio riconosce che l’equo compenso costituisce “una remunerazione assicurata all’autore per renderlo partecipe del successo dell’opera, successo evidentemente legato ad ogni sua utilizzazione” e quindi esclude la possibilità di determinare un compenso forfettario.

3. Per valutare l’equo compenso bisogna “tener conto del complesso dei ricavi che le emittenti traggono dalle opere”, ma “in modo quanto più possibile indipendente dalla condotta imprenditoriale dell’emittente medesimo in termini di incidenza su detto valore”. Quindi, non è colpa dell’autore se la sua opera non viene bene utilizzata.

4. Il collegio dichiara razionale che l’imposizione dell’equo compenso sia a carico dell’emittente e NON del produttore.

5. Il collegio ha ritenuto inoltre opportuno considerare, come termine di riferimento, quanto accade nella Comunità Europea su temi analoghi, quali ad esempio il riconoscimento del principio paritetico delle emittenti pubbliche e private.

6. Detto questo e vista la grande distanza tra le richieste economiche delle parti, il collegio ha scelto di non valutare i criteri che le motivavano e ha preferito cercare una soluzione d’equilibrio nell’applicazione della MEDIA MOBILE, tenendo conto di tre elementi fondamentali: il calo degli investimenti economici, l’effetto compensatore del canone RAI, e la crescita in termini di minutaggio dell’utilizzazione delle opere soggette ad equo compenso.

7. La scelta della MEDIA MOBILE riguarda esclusivamente il triennio 2009/11. Ciò significa che nelle trattative future (a cominciare da quella sul 2012), la SIAE potrà pretendere l’applicazione dei criteri elaborati, e non utilizzati, per l’arbitraggio.

8. Per arrivare alla definizione delle cifre, il collegio indica come dato di partenza della MEDIA MOBILE l’importo “storico” (già utilizzato nei precedenti contratti) di circa 26 euro per minuto di programmazione “al solo scopo di fissare una soglia minima di riferimento rispetto alla massima definita dalle parti e senza ulteriori valenze”.

9. Sulla base di questo metodo, il collegio determina così gli importi dovuti da RAI a SIAE:
- per il 2009, 9.814.320,00 euro;
- per il 2010, 10.380.078,00 euro;
- per il 2011, 11.447.045;
per un totale di 31.641.422,00 euro (a fronte dei 27 milioni circa del precedente contratto).

10.  Tenuto conto degli acconti già versati, la RAI dovrà versare alla SIAE il saldo per una cifra superiore ai 10 milioni.

Avevamo puntato ad un successo ancora maggiore e su alcuni punti la strada è ancora lunga. Ma non ci arrendiamo e qui non ci fermeremo.

 

 

 

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